I cut-up comportamentali sono paragonabili ai cut-up artistici e letterari, in cui testi e materiali esistenti vengono smontati e riassemblati in modi nuovi. I dadaisti tagliavano a pezzi giornali e libri di poesia e creavano nuovi componimenti estraendo a caso i ritagli da un cappello; similmen- te, l'artista del cut-up comportamentale applica forbici e colla a un testo sociale o personale e riconfigura banali aspetti dell'esistenza in modi straordinari.Un cut-up comportamentale non è tanto una randomizzazione della vita quanto un punto di partenza per territori inesplorati; come tale, può richiedere un'attenta riflessione. Scegliere le modifiche più promet- tenti da fare è una scienza rigorosa, se non esatta.

Fate due liste: cose che vi annoiano e cose di cui avete paura. La prima dovrebbe essere facile da compilare, mentre la seconda può essere diffi- cile ammetterla persino a se stessi. Prendete una voce a caso da ogni lista. Inventatevi un esercizio che le combini entrambe: per esempio, se avete scelto "prendere i mezzi pubblici" dalla lista noiosa e "parlare in pubbli- co" dalla lista paurosa, potreste sfidarvi a pronunciare un discorso sulla metropolitana ogni settimana. Tenete un diario delle vostre esperienze e delle vostre interazioni.

Noia
  • essere noioso
  • ascoltare banalità calcistiche
  • guardare la tv
  • viaggiare su un treno in ritardo
Paura

  • attaccare bottone
  • disturbare le persone
  • le spie





Il Guerriero è lo Yang, la forza, il coraggio, la volontà indomabile, lo spirito battagliero, la Principessa è lo Yin, non è un ingrediente di contorno della storia, è la sensibilità, l'empatia, la gentilezza, la creatività; è importante quanto il Guerriero, senza questo lato femminile il Guerriero è solo un triste tiranno... d'altra parte la Principessa senza l'eroe, il Guerriero, rimane vittima e prigioniera del Drago...


Cito, non alla lettera, Christian Tissier: “Si pratica un movimento, una tecnica, avendo una immagine ideale, un’ideale a cui tendere; tanto più mi ci avvicino, senza comunque mai arrivare alla perfezione, eliminando tutti i movimenti parassiti e le rigidità consce e inconsce, tanto più la tecnica sarà efficace ed elegante”. In tutte le motricità umane – gli sport, le danze, i mestieri – assistiamo, nei campioni, nei maestri artigiani, negli artisti, a questo fenomeno. E di solito richiede dedizione assoluta e ripetizioni infinite delle pratiche in questione, fattori questi necessari ma non sufficienti.

Molti conclamano di essere alla ricerca del “loro” Aikido, essendo ampiamente all’oscuro sia delle “idee” del suo Fondatore e della scuola che più da vicino cerca di tramandarle, sia degli interpreti indiretti cui dicono di rifarsi, in nome di una libertà che quasi sempre non è altro se non la scusa che l’uomo moderno ha trovato per non far mai niente fino in fondo, perché per fare qualcosa seriamente ci vuole una profondità morale e una forza d’animo che stanno diventando sempre più rare al giorno d’oggi.

Il nostro mondo oggi, ci spinge a nutrire un individualismo sempre più esasperato, a rigettare e distruggere qualsiasi altro modello se non quello giustificato dalla sola personale accettazione. L’unica regola è diventata l’Io, se piace, si può fare, altrimenti è sciocco, fastidioso, superato, liberticida. Perché l’individualismo sia il modello socio-economico dominante del mondo moderno, quali siano le sue cataclismatiche conseguenze, a chi fa comodo distruggere ogni forma di comunità assieme a ogni tipo di ordine naturale delle cose, solleticando l’egoismo di ognuno, non è un discorso che vogliamo affrontare oggi. Solo una parola di cautela, da parte di chi nell’individualismo si dibatte e ci litiga quotidianamente per tenerlo a bada: l’arroganza di sentirsi arrivati, di voler rompere i modelli, in nome di una presunta libertà personale, per me sono come il taisabaki del gambero lungo il cammino iniziatico.




– Postura corporea corretta in tutte le situazioni ed in qualsiasi momento.
 – Attitudine mentale che esprima: serenità, autostima, autocontrollo, concentrazione e fermezza senza aggressività (controllo delle emozioni).
 – Abbigliamento pulito ed in ordine.
 – Non palesare sensazioni di sforzo, stanchezza, preoccupazione, sconforto o paura.
 – Non respirare rumorosamente. Controllo dello sforzo e della stanchezza
 – Dosare l’intensità degli sforzi senza impiegare più energia del necessario.
 – Minimo sforzo muscolare. La potenza si ottiene con gli spostamenti.
 – Controllare la respirazione per ritardare la comparsa dell’affaticamento, facendo in modo che la fase di espirazione sia più ampia di quella di inspirazione.