Dokkodo: la via della solitudine

Pubblicato da Sensei Antonio Genovesi in Arti Marziali - Storia e Cultura · 9 Giugno 2019

Il Dokkodo è un breve saggio composto dal Maestro Miyamoto Musashi una settimana prima della sua morte. Per i Samurai il trapasso rapprappresentava forse il momento più importante della loro intera esistenza, quindi, quando possibile, ci si preparava meticolosamente. Il Maestro Musashi infatti scrisse questo saggio sapendo che quelli erano i suoi ultimi giorni terreni, e si stava accingendo a liberarsi dei suoi beni, poichè secondo la dottrina buddista, uno dei metodi per non cadere nel ciclo continuo della reincarnazione era quello di eliminare ogni tipo di attaccamento a cose o persone. Vi illustro in questo articolo i precetti uno per uno, offrendovi il mio personale punto di vista su ognuno di loro, sperando che possa essere spunto di riflessione e crescita.

I Precetti:

Il Dokkodo quindi è una raccolta di 21 precetti che racchiudono la visione che Miyamoto Musashi aveva della vita, da cui si evince una dedizione assoluta alla disciplina e al Budo.

Accetta ogni cosa cosi come è.
L'accettazione è un aspetto chiave delle dottrine buddiste. Solo accettando la tua vita integralmente l'uomo può integrare e superare definitivamente ogni limite o ostacolo.

Non cercare il piacere per la tua propria soddisfazione.
Per comprendere questo principio, che per noi occidentali appare come strano o illogico, dobbiamo osservarlo sotto un diverso punto di vista: limitare i piaceri ad una mera soddisfazione personale fa si che ne coglieremo solo un aspetto superficiale e riduttivo.

Non dipendere, sotto alcuna circostanza, da impressioni parziali.
Anche qui si invita il praticante del Budo a non fermarsi solo ad un'osservazione superficiale che potrebbe contaminare irrimediabilmente la nostra visione della realtà.

Pensa con leggerezza di te stesso e con profondità del mondo.
La regola principale quando si intraprende un cammino di conoscenza, che siano le Arti Marziali o altre discipline spirituali è quella di non prendersi mai troppo sul serio. Bisogna percorrere la via con lo spirito di un bambino che gioca: sa che sta giocando, ma gioca seriamente.

Sii distaccato dal desiderio durante tutta la tua vita.
Questo precetto risente fortemente degli insegnamenti Buddisti. Il desiderio genera attaccamento e l'attaccamento genera infelicità.

Non rimpiangere quello che hai fatto.
Ogni azione che compiamo è Maestra. Rimugginare su quanto abbiamo fatto, pensando a come sarebbe andata se avessimo agito diversamente non è solo uno spreco di tempo e di energia, ma è anche illogico. Noi siamo il risultato delle nostre scelte, quindi non potremmo esistere così come siamo se non le avessimo compiute esattamente come abbiamo fatto.

Non essere mai geloso.
Sprechiamo incredibili risorse di energia a guardare il "mondo degli altri" e le togliamo dal nostro stesso mondo. Ne consegue la nostra incapacità di concretizzare i nostri obbiettivi.

Non lasciarti mai rattristare da una separazione.
Ogni avvenimento della vita si presenta per permetterci di proseguire la nostra esperienza. Se ci si separa da un affetto è perchè non esistono più le condizioni necessarie per far si che quel rapporto sia salutare. Il tenere ancorata a noi una persona è una conseguenza dell'attaccamento, e come detto prima, l'attaccamento genera sempre sofferenza. Solo separandoci da ciò che non ci appartiene più, potremo aprirci a quanto di nuovo (e migliore) il mondo ci offre. Anche nel caso della morte, è necessario lasciar andare, poichè ognuno di noi dovrà compiere quel passo prima o poi. Accettare questo fatto ci aiuta a limitare la sofferenza.

Risentimento e lamentele non si addicono né a te stesso né ad altri.
Nel Budo non ci si può permettere di cadere in sentimenti bassi come rancore, risentimento. Tantomeno è onorevole piagnucolare. Un Guerriero pensa solo a compiere le sue azioni al massimo delle proprie capacità. Quando si vive seguendo questo precetto i concetti di competizione, vittoria e sconfitta perdono ogni significato.

Non lasciarti guidare da sentimenti di lussuria o passione.
Noi siamo i padroni delle nostre emozioni, pertanto dovremmo averne il totale controllo. Con questo precetto il Maestro Musashi ci invita a non cadere nel paradosso di diventare preda dei nostri stessi sentimenti.

In tutte le cose, non avere preferenze.
Con questa frase Musashi ci invita a valutare a mente libera ogni cosa, senza costruirci dei pregiudizi intorno.

Sii indifferente al luogo dove vivi.
Anche qui si lotta contro gli attaccamenti. Non importa il "dove" si vive, ma il "come" si vive.

Non ricercare il gusto del buon cibo.
Secondo l'integerrima visione della vita dei Samurai, vivere per mangiare e non mangiare per vivere porta al vizio, che è deleterio per chi segue il Budo.

Non attaccarti al possesso di quanto non ti serve più.
Simile al precetto precedente, l'insegnamento dietro questa frase è che se siamo ostinati a trattenere ciò che non ci è più utile, togliamo spazio a quanto di nuovo potrebbe arrivare.

Non agire seguendo idee dettate dall'abitudine.
Le abitudini sono la prigione dello spirito. Tolgono vitalità e voglia di scoprire. Essere imprevedibili permette di vivere pienamente il presente.

Non collezionare armi e non praticare con armi quando non sia utile.
Per un Guerriero l'arma è una diretta estensione del corpo. E' un vero e proprio oggetto di potere. Collezionarle toglie il vero significato del rapporto tra il Guerriero e la sua arma. Con le armi si pratica per addestrarsi a sopravvivere e non si dovrebbero utilizzare in inutili esibizioni come mero mezzo autocelebrativo.

Non temere la morte.
La morte è la nostra compagna più fedele. Sapendo che è sempre al nostro fianco ci porta a vivere ogni istante al meglio delle nostre possibilità. Temere una cosa certa per un Samurai è illogico e deleterio.

Non cercare il possesso di beni o feudi per la tua vecchiaia.
La vecchiaia è uno stadio della vita in cui è più utile concentrare le energie residue per comprendere meglio noi stessi e la natura di ciò che ci circonda, piuttosto che acquisire beni che a breve dovremo per forza lasciarci dietro.

Rispetta Buddha e gli dei ma non contare sul loro aiuto.
Un Guerriero non può permettersi di essere pigro. Affidarci ad aiuti divini o soprannaturali è il più grande esempio di pigrizia umana. L'unica cosa sensata da fare è agire per agire. Le divinità non sono tenute ad assecondare i nostri limitatissimi desideri e trattarle così è una grave mancanza di rispetto. Dobbiamo essere gli unici artefici dei nostri avvenimenti, prendendocene integralmente le responsabilità nel bene o nel male.

Puoi abbandonare il tuo corpo. Ma devi conservare il tuo onore.
Morendo in modo disonorevole, il nostro spirito sarà legato alle nostre azioni disonorevoli e rimarrà intrappolato nel ciclo infinito della rinascita.

Non allontanarti mai dalla Via.
Intraprendere un cammino di conoscenza è una responsabilità. Ci segnala all'infinito che da quel momento ci "considererà" in modo differente. Allontanarsidalla Via è una mancata assunzione di responsabilità che l'infinito non può tollerare.


dal Manuale Pratico del Jet Kune Do di Bruce Lee




I 20 suburi, o movimenti di base da eseguire in solitaria, con il bastone dell’Aikido, il Jo, rappresentano la base necessaria per poter sviluppare il Livello Farfalla del Randori.